Archive for the ‘Confapi’ Category

La sfida dell’aggregazione. Versione 2.0

Doverosa premessa: trattare di aggregazioni di imprese senza scivolare nella “retorica associativa” è un’impresa ardua. Fare squadra e sinergia, costruire filiere orizzontali, verticali e trasversali, consorzi e distretti sono concetti che rischiano di confondere l’imprenditore anteponendo il mezzo al fine in una logica di massimi sistemi – spesso presentati come formidabile panacea anticrisi.

Nella newsletter di oggi presentiamo il risultato di un grande, semplice, esempio: un’azienda operante nel settore dei tendaggi che, attraverso l’Associazione, ricerca una strada per rinnovare una propria linea. Insieme ad un collega specializzato nella lavorazione dell’acciaio inox innova e presenta un nuovo prodotto. Rivoluzionario? Semplicemente due colleghi che si incontrano… E un’Associazione che, permettetemi l’immodestia, fa quello che deve fare.

Un qualunque percorso aggregativo si basa sulla volontà da parte di più imprenditori di condividere qualcosa – idee, risorse, strategie, problemi – allo scopo di crescere (o più semplicemente competere). L’Associazione deve essere un punto di raccolta, un terreno fertile dove lasciare che gli imprenditori si incontrino e si confrontino. Lo stiamo facendo, cercando di ascoltare e conoscere sempre meglio ogni nostro Associato per esserne tramite, o punto di contatto, con gli altri e con il territorio.

Il percorso intrapreso vuole essere innanzitutto culturale, prima che imprenditoriale: la sfida dell’aggregazione riteniamo debba attraversare un percorso di conoscenza e di fiducia tra gli attori, in grado di saper superare la retorica e costruire solide interazioni. Come nella new economy, le esperienze positive e i tanti insuccessi, hanno portato internet a svilupparsi intorno al ruolo attivo (anzi, interattivo) degli utenti: il networking, noto come social, spesso considerato di seconda generazione, 2.0.

Confapi Padova riporta al centro l’imprenditore, rielabora il concetto aggregativo, e ne propone una versione 2.0.

Di settimana in settimana svilupperemo un percorso di microinterazioni tra imprenditori. Lo scopo primario è favorire la conoscenza delle reciproche realtà aziendali al fine di creare le basi, anche interpersonali, per identificare spazi di condivisione.

Sistema Casa e Fabbrica Padova saranno i contenitori dei primi progetti pilota che presenteremo, elaborati sulla base delle attività svolte negli anni precedenti. Cominciamo dal patrimonio di conoscenza acquisito per lasciare il timone agli imprenditori per costruire, insieme, percorsi aggregativi. Versione 2.0.

Noi ripartiamo da Voi, si cercano volenterosi impavidi.

Davide D’Onofrio

Direttore Confapi Padova

Il futuro si fabbrica

Riprendo degli appunti di un convegno di qualche settimana, forse già dimenticato da tutti. Si è tenuto a Verona, organizzato da FAPI. Scrivo per lasciare traccia di alcuni spunti che ho condiviso o che mi hanno impressionato, estrapolati da discorsi più ampi giusto in tempo per trasformarli in un segno nel blocco. Non si sostiene nessuna tesi, non è un vero e proprio racconto discorsivo ma un insieme ordinato di paragrafi come sintesi di una discussione che dalla formazione continua nella imprese si è spostata in territori confinanti. A voi.

prof. Enzo Rullani

Facciamo poca formazione e la facciamo sbagliata. Per il nostro territorio questo è un paradosso: il capitalismo delle PMI è basato sulle persone, non su automatismi. Le persone vanno formate per essere pronte ed efficaci, e chi lavora oggi ha imparato sul campo, ma in futuro basterà? L’apprendimento sul campo è una soluzione percorribile? Da questo dato di fatto, per il professore gli attori del sistema economico del nordest devono affrontare due sfide importanti.

La prima riguarda i legami tra le persone. La fiducia, da ricostruire, tra clienti e fornitori, tra banca e azienda. Senza fiducia il sistema economico non può reggere. Ognuno per la propria parte è responsabile della filiera economica, e quindi fa parte della collettività che si prende carico del proprio futuro. Significa capire che ogni crescita economica fondata du basi fragili prima o poi crollerà, quindi è saggio condividere i guadagni ed anche le perdite, evitando il gioco del cerino tanto di moda in questi giorni di scarsa liquidità. Il cambiamento sta cambiando, il capitalismo per come lo conosciamo sta cambiando perchè si basa su regole che oggi semplicemente non ci sono più.

Seconda sfida: crisi di competitività. La sostenibilità del sistema oggi significa avere nuove idee dalle quali attingere, ma gli investimenti sono troppo bassi. Gli investimenti devono essere dirottati verso lo sviluppo di nuove competenze, i risultati sarebbero una produzione legata allo stile di vita più desiderato, e a soluzioni nuove per le filiere che oggi soffrono, ad esempio inglobando concorrenti di subfornitura meccanica in una nuova azienda di Global Service.

La formazione continua è un pilastro della nuova sfera del lavoratore, che sarà sempre più simile a quella imprenditoriale: responsabilità, flessibilità, investimento su sé stessi, rischio, autonomia. Ma dev’essere conveniente, ad esempio per l’azienda non dover pagare il costo della formazione per poi sciuparlo con un licenziamento improvviso, e al dipendente che deve trovare merito e riconoscimento per la sua professionalità.

dott. Paolo Galassi

Durante le crisi passate, gli imprenditori veneti hanno preso la valigia e sono andati in giro per il mondo a prendere clienti. Oggi non possiamo più permettercelo, i costi di produzione in Italia ci permettono di resistere solo nelle nicchie ad alto valore aggiunto. Abbiamo i costi più alti di tutti per l’energia e per la manodopera. I giovani d’oggi vedono già il futuro di una Italia che ci mette la mente e le braccia sono all’estero. Questi segnali dovrebbero bastare a convincere che, se la coperta è corta, bisogna tirarla verso chi produce.

Il 2009 si chiuderà con molti bilanci in perdita a causa dell’IRAP, a cascata ci sarà un peggioramento del rating di Basilea2 e quindi dei rapporti con le banche. E’ svanito il conflitto tra imprenditore e dipendente, perchè è svanita la ricchezza da contendere.

Il sommerso va eliminato, il carico fiscale per ognuno potrebbe essere inferiore di oltre il 5%. Le regole del paese non sono più chiare, nel mondo globalizzato non ce lo possiamo permettere.

Senatore Nicola Rossi

Il meccanismo di calcolo dell’IRAP evidenzia che chi l’ha creato era ignorante in materia di processi aziendali. E’ una tassa che va abolita, è sbagliata alla radice. Bisognerrebbe affrontare delle riforme politiche difficili per andare a prendere i soldi dove sono, concentrati in gruppi di potere con forti capacità di pressione. E mentre la voce di spesa pubblica cresce a doppia cifra, nessuno ha il coraggio di dire che la festa è finita. Serve ancora inglese e informatica nelle scuole, ma anche formazione specifica. I fondi a disposizione ci sono ma vengono utilizzati male.

Dott. Paolo Galassi

Il rapporto formativo dev’essere orientato dall’impresa. Oggi è sempre il barone universitario che decide il piano di studi. Un salto di quallità significativo è la possibilità di fornire alle aziende esattamente ciò di cui hanno necessità.

Congresso GIC 09, buona fortuna!

congresso gic 2009

Quest’anno non potrò esserci al Congresso. Farò buca dopo 3 anni consecutivi di presenza. L’anno scorso ero tra gli organizzatori, siamo stati travolti dalla protesta studentesca, piazza Capranica era nella zona protetta dai cordoni delle forze dell’ordine.

Impegni di lavoro e associativi mi bloccano a Padova. Non sarò troppo dispiaciuto, il tempo è denaro dicono, e un pomeriggio è un tempo prezioso. Nel 2008 eravamo fieri di una ricerca sulla fiscalità mai vista prima, compilata dai dati di aziende piccole del sistema, purtroppo poco enfatizzata dai media generalisti, che pendono dalle labbra dei politici.

Quest’anno non ho visto nulla del genere! Ci sarà AIESEC che conosco molto bene, è una rete mondiale autogestita dai giovani. Speriamo diano qualche buono spunto, da insider del mondo accademico.

I politici invitati sono molti e di alto spessore. Si farà un bel solito salottino, e Ghelfi è davvero in gamba ed in grado di tenere alti i contenuti del dibattito.

Mi spiace manchi un tempo per porre domande da parte del pubblico. Si arricchirebbe la sessione con qualche siparietto. Come questo, offerto dal ministro Meloni in visita in Australia.

Risposta al mio Presidente

Questo messaggio è il mio punto di vista sull’intervista di Paolo Galassi comparsa a pagina 8 dell’edizione di Luglio 2009 su “CONFAPI MAGAZINE – Periodico trimestrale di idee, politiche e progetti per il Rinascimento industriale italiano”

Caro Paolo, ho letto con molto interesse la tua intervista nell’ultimo numero di Confapi Magazine. I dati che citi sulle previsioni di chiusure e licenziamenti parlano da soli. 400 mila lavoratori senza posto di lavoro, sono tanti, troppi! Non posso pensarci, dobbiamo avere una soluzione.

Continuo a leggere fino alla fine affamato di conoscere quali sono le strategie per uscire da questa crisi economica. Mi fa piacere il tuo ribadire il ruolo di riferimento di Confapi per le aziende di piccole e medie dimensioni. Mi fa piacere che questo disastroso momento economico non ci ha mandato in crisi di idee, nemmeno in crisi d’identità, perché le ricette per la salvaguardia del comparto manifatturiero sono le stesse di sempre. Chiediamo che il fisco non penalizzi le aziende che vogliono assumere dei dipendenti per produrre in Italia. Perché oggi funziona cosi’. Mi piace molto l’idea di fornire alle aziende costrette a licenziare un’alternativa, la formazione in azienda finanziata dagli enti bilaterali.

Serve una politica economica ed industriale che crede nel manifatturiero. Sono totalmente d’accordo. Manifatturiero sostenibile, mi sento di aggiungere. Io credo però che oggi, con il terzo debito pubblico del mondo, bisogna guardare altrove, a costo di rappresentare i nostri interessi di cittadini prima che di imprenditori. Bisogna rendere l’Italia sostenibile. Partendo dalle piccole cose, un passo alla volta. Gli interventi anticrisi devono essere rivolti per tamponare enormi sprechi che alimentano interessi privati in ambienti protetti.

Il manifatturiero sta pagando di tasca propria il salvataggio delle banche, o lo pagherà nei prossimi mesi, e non e’ saltata neanche una testa. Il manifatturiero sta pagando la guerra in Afghanistan, 1000 euro al minuto, dal 2003. Il manifatturiero sta pagando le grandi opere infrastrutturali e l’inefficienza di quelle esistenti, paghiamo doppio. Il manifatturiero delle regioni del nord sta pagando l’assistenzialismo alle regioni del sud. Il manifatturiero sta pagando gli incentivi per mantenere le grandi aziende e pagare i debiti delle bad company statali. Il manifatturiero paga l’assurda complessità burocratica e normativa per poter lavorare.

Arrivo al punto. La dimensione delle aziende. Non voglio entrare nel merito di grande o piccola, di quale sia la cosa giusta e sbagliata. Quello che vedo in azienda, in associazione e tra amici è che siamo nel mezzo di una crisi generazionale che riguarda un modo vecchio di fare azienda e un modo nuovo di intendere la crescita professionale. Non ho fonti certe, ma credo che la maggioranza dei neodiplomati di oggi si iscrive all’università. Sono risorse enormi che fin’ora hanno trovato sbocco occupazionale nel mondo dei servizi e poco nelle pmi e nell’industria. Possiamo incrementare enormemente il livello delle nostre aziende potendo integrare nello staff figure preparate su discipline economice e tecniche, ma dobbiamo volerlo. Le leggi che regolano il mercato del lavoro ingabbiano tutto e tutti. Con le persone giuste ci si può permettere ricerca e sviluppo, ricerca di nuovi mercati, e qualche ora da dedicare alla famiglia e all’associazione. Ma qui, se un imprenditore può evitare di assumere, lo farà. Costi, responsabilità civili e penali, burocrazia.

Ogni bilancio preventivo prevede un fatturato maggiore rispetto all’anno prima. Ogni piano indutriale ha come obiettivo il rafforzamento del fatturato e delle risorse umane. Ogni imprenditore che aspira al successo ha nella mente la sua azienda di domani, e la sogna più grande e dinamica di quella di oggi. Non lo so il motivo ma è così. Paolo, facciamo tutti il nostro lavoro per premiare chi se lo merita.

Save The Date | 15 luglio 09| VEGA

confapivenetoIl ruolo delle Associazioni di Categoria nell’economia delle Piccole e Medie Industrie

Quale modello di rappresentanza CONFAPI intende assumere in una fase di profonda trasformazione industriale

Mercoledì 15 luglio 2009 ore 15.00

Scarica il programma del Convegno

Energie Controcorrente

COMUNICATO STAMPA

Venerdì 8 maggio a Roma alla Camera  i Giovani Imprenditori di Confapi discutono di “Energie Controcorrente”

Valentina Sanfelice di Bagnoli (Presidente Giovani Imprenditori Confapi): Le imprese devono fare la loro parte nella tutela dell’ambiente. Gli incentivi solo a chi innova con soluzioni che abbassano le emissioni nocive

“Energie Controcorrente”: questo il titolo del convegno organizzato dai Giovani Imprenditori Confapi che si svolgerà venerdì 8 maggio  alle 15 nella Sala della Mercede della Camera dei Deputati. L’incontro, che rientra nel programma di iniziative della Settimana Europea delle Imprese della Commissione Europea, sarà introdotto dalla Presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Valentina Sanfelice di Bagnoli e vedrà la partecipazione del Presidente di H2U Università dell’Idrogeno Nicola Conenna, del direttore della Rappresentanza della Commissione Europea in Italia Pier Virgilio Dastoli, del direttore generale di Energit Spa Francesco Di Giovanni, del Presidente dei Giovani Imprenditori di Confcommercio Paolo Galimberti e del Ministro Consigliere agli affari commerciali dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia Thomas Moore. Modererà i lavori il  giornalista de La Repubblica Antonio Cianciullo.

“Abbiamo organizzato questo confronto – dichiara la Presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi Valentina Sanfelice di Bagnoli-  perché crediamo che l’Italia dovrà avere un ruolo chiave nella scrittura di quello che sarà il nuovo protocollo di Kyoto. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama,  infatti,  ha già annunciato che sarà il G8 il luogo nel quale si discuterà di come e in quanto tempo abbassare le emissioni nocive. Ed i giovani imprenditori devono fare la loro parte e rendersi promotori di un nuovo sviluppo fatto di innovazione e di sostenibilità ambientale.  Il clima ed il territorio sono beni preziosi ed ogni impatto su di essi va governato con serieta ed impegno, senza ripetere gli errori del passato. E’ necessario imporre queste questioni con severita,’ ad esempio vincolando il sistema di incentivi solo a chi porta in azienda innovazioni tecnologiche che abbiano un impatto importante sull’abbassamento delle emissioni nocive e sulla preservazione dei territori.

E su questo bisogna pretendere soprattutto dalle grandi imprese  per rendere eque le politiche degli  incentivi rispetto a quelle per le Pmi affinchè il connubio tutela dell’ambiente ed innovazione-sviluppo sia una conditio sine qua non.”

Giovani Imprenditori Confapi | Newsletter febbraio 2009

In questo numero:

  • Lettera del presidente Sanfelice di Bagnoli
  • Accordo GIC – AIESEC Italia
  • Accordo GIC – Messa da requiem Luciano Pavarotti
  • Segnalazioni
  • Rassegna stampa

La newsletter in formato pdf la puoi scaricare qui

AleaNews n°1-2009 | Analisi e criticità sulla situazione economica attuale

E’ uscito ieri il primo numero di Alea News, la newsletter periodica dell’Associazione Laureati Economia Aziendale Ca’Foscari. Il tema comune degli articoli pubblicati è la crisi economica attuale, sviluppata ed analizzata da diversi punti di osservazione.

In questo numero:

  • Editoriale di Francesco Terrin
  • Crisi e lacrime: la necessità di affrontare strutturalmente la situazione attuale di Maurizio Boyer
  • Aziende in tempo di crisi: soluzioni più incisive ai problemi strutturali di sempre di Mauro Marinello
  • Crisi finanziaria e recessione economica di Lauro Reato
  • ICT e tendenze dell’e-business nel 2008: diffuso il rapporto periodico dalla Direzione Generale imprese e industrie della Commissione Europea di Maurizio Beraldo

La newsletter è scaricabile qui. Buona lettura.

La pressione fiscale sulle piccole e medie aziende: l'analisi dei Giovani Imprenditori Confapi

PICCOLE E MEDIE IMPRESE A RISCHIO SOPRAVVIVENZA
OLTRE LA META’ PAGA PIU’ DEL 50% DI TASSE

AL CONGRESSO NAZIONALE DEI GIOVANI IMPRENDITORI CONFAPI SONO EMERSI I DATI RELATIVI ALL’INDAGINE DEI BILANCI DI OLTRE 1000 PMI ITALIANE. NON SONO MANCATE LE PROPOSTE PER RISOLVERE LE LACUNE DELLA POLITICA FISCALE ATTUALE, IN PARTICOLARE SOTTO ACCUSA L’IRAP

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I dati emersi dall’analisi di 1044 bilanci di piccole e medie aziende italiane operanti nei diversi settori come metalmeccanica, tessile abbigliamento, carta, plastica, gomma, calzature ecc. hanno evidenziato che il peso della pressione fiscale rischia di diventare fatale per le aziende, soprattutto in questo periodo di sistematica crisi congiunturale dei mercati. Considerando il valore di IRES e IRAP sull’utile prima delle imposte, il 30% del campione preso in esame subisce una tassazione compresa tra il 50% e il 60%, per il 10% tra il 60% e il 75%, per il 22% delle aziende tra il 75% e il 100%. Un buon 15% è addirittura oltre il 100% di pressione fiscale!

La ricerca è stata realizzata anche grazie al Gruppo Giovani Imprenditori di Apindustria Padova che condivide le forti preoccupazioni derivate da un sistema fiscale protagonista di una sequenza di azioni destrutturate da un insieme di provvedimenti occasionali, a cui se ne sono sovrapposti altri sotto il segno dell’emergenza finanziaria, e hanno generato negli anni un meccanismo perverso per cui le imprese pagano le tasse anche di fronte ad una perdita civilistica. E’ necessario riflettere sul fatto che per molte aziende è necessario indebitarsi per pagare le tasse, e pagano le tasse sulle tasse, come l’IRES sull’IRAP. E’ stato soprattutto il meccanismo perverso di calcolo dell’IRAP a finire sul tavolo di confronto che è seguito, dove numerosi esponenti politici presenti di entrambi gli schieramenti sono stati chiamati a commentare e a cercare di fornire risposte concrete. Questa imposta infatti non è relativa al reddito prodotto dall’impresa, ma grava sul costo del lavoro, sugli interessi passivi e sulle perdite su crediti. In questo modo non si incentivano le assunzioni, anzi vengono premiate le aziende che decidono di acquistare la materia prima o i prodotti finiti a basso costo direttamente dall’estero. L’attuale politica fiscale incentiva di fatto la disoccupazione e rende difficile, se non impossibile, un necessario investimento in innovazione, ricerca, acquisto di nuovi macchinari.

La ricerca è seguita da una breve analisi comparata delle situazioni di aziende-tipo sottoposte ai regimi fiscali italiano, tedesco e statunitense. E’ emerso chiaramente che il gap sulla pressione fiscale rende molto difficile la ricerca di un vantaggio competitivo all’estero per le aziende italiane, senza dimenticare il costo superiore di energia e acquisto delle materie prime.

Partendo dai numeri reali i giovani di Confapi hanno proposto e consegnato al mondo politico le loro proposte concrete nel segno del rilancio della competitività. La priorità e senz’altro la riscrittura del modello attuale per collocare al centro il valore del lavoro e dell’impresa, anche a costo di incrementare la tassazione sulle rendite finanziarie, in modo particolare quelle puramente speculative perché non producono ricchezza diffusa. L’IRAP andrebbe abolito per ridare un importante slancio all’occupazione, e andrebbe favorito attraverso un regime fiscale agevolato la possibilità di reinvestire gli utili in azienda per consentire alle piccole e medie aziende di ricapitalizzarsi. A fronte dell’eliminazione dell’IRAP sarebbe opportuno introdurre una più equa tassazione progressiva.

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Banche e imprese: i Giovani Imprenditori Confapi chiedono trasparenza

Le banche hanno finito i soldi? Forse sto semplificando un pò ma parlando con gli addetti ai lavori, per me un pò estraneo anche in azienda all’amministrazione, pare stia succedendo questo. Me lo ha ripetuto anche oggi un direttore commerciale di una nota banca, sentirlo parlare di “in caso di default” mette i brividi!

Avrei un paio di “categorie” da condannare come colpevoli per quello che sta succedendo, ma non è il caso e non servirà, piuttosto ci interessa capire come attraversare un guado di fanghiglia di cui non si riesce a misurarne la profondità.

I Giovani Imprenditori Confapi stanno rispondendo all’evidenza rispetto a quanto il governo, e i mass media come megafono, stanno dichiarando sulla situazione in atto. Fatemi sapere cosa sta succedendo nelle vostre aziende, stiamo uniti e facciamo squadra perché se c’è una virtù da riconsiderare tutti, è la fiducia, che si ottiene con la trasparenza delle informazioni.

Riporto di seguito il comunicato stampa della presidente Giovani Imprenditori Confapi, Valentina Sanfelice di Bagnoli, a proposito della situazione in corso nei rapporti tra banca e impresa e sulle necessarie misure del governo:

Crisi economica: Sanfelice (Giovani Confapi): siamo pronti a portare a Palazzo Chigi e in Parlamento le lettere di revoca degli affidamenti bancari che hanno ricevuto le nostre imprese


“Le banche – continua Sanfelice – devono dare evidenza pubblica degli interventi concreti che stanno mettendo in campo a favore delle PMI.  Annunciare genericamente stanziamenti non è una garanzia.

Stiamo ricevendo centinaia di lettere da parte delle nostre imprese che testimoniano una politica tutt’altro che espansiva da parte delle banche. Le lettere ricevute dalle imprese per la maggior parte riguardano la ricontrattazione delle condizioni bancarie, in senso chiaramente peggiorativo, la revoca o la compressione degli affidamenti concessi.

Non è più il tempo degli annunci. Stime ufficiali lasciano presagire che entro giugno il tasso di disoccupazione crescerà del 15% e che molte aziende saranno costrette a chiudere.

Se non vedremo rapidamente un segnale tangibile, siamo pronti a portare tutte le lettere ricevute dalle imprese in Parlamento e al Presidente Berlusconi.”.

Un link per approfondire.