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L'uomo che inventò il denaro

Leggere di John Law è immergersi nell’atmosfera avventurosa dei repentini mutamenti politici dell’Europa del ‘700. Quando le distinzioni di classe erano nette ed invalicabili, la monarchia era il sistema politico corrente e le dispute tra gentiluomini si risolvevano a duello. La globalizzazione era agli albori, sottoforma di esclusive commerciali e sfruttamento di colonie in concessione alle Compagnie delle Indie inglesi e francesi.

Il libro che mi ha fatto compagnia nelle vacanze di quest’estate è un racconto documentato della storia affascinante di un uomo che ha avuto visione, genio e perseveranza da inventarsi un modo tutto nuovo di intendere l’economia per l’epoca. Uno scozzese che gira l’Europa, crea contatti, valuta e impara, infine intuisce e propone: l’uso della cartamoneta è la soluzione per il benessere economico diffuso di una nazione (e per la contabilità del Re).

Arrivò a ricoprire la carica di primo ministro in Francia, fondò una banca privata, senza dubbio una delle persone più ricche ed influenti in tutta Europa per il suo tempo. Giunse all’obiettivo: risolse la crisi monetaria e finanziaria. Quello aveva promesso, quello ha mantenuto.

Ma la sua storia, che ci ricorda la natura sfuggente del valore del denaro e l’instabilità intrinscea del sistema economico per il legame indissolubile con la sovranità, non è utile solamente a chi studia di economia, che troverà sovrapponibili le vicende del collasso della Compagnia delle Indie Orientali con le bolle speculative dei nostri giorni.

Ci insegna innanzitutto la forte inerzia di chi non vuole sovvertire il sistema, perchè si trova ai vertici e teme di non esserlo più. I nemici della primitiva forma di borsa, ambientata in Rue Quincampoix, erano gli aristocratici che grazie alle loro ricchezze esercitavano forme di potere tali da garantire posizioni influenti ed intoccabili.

Resistenza, quindi, ma dall’altra parte, il popolo fece travolgente ricorso alla nuova moda di fare soldi senza lavorare, speculando sulle azioni in grande rialzo senza alcun fondamento. Nel breve tempo di un sogno collettivo, a Parigi erano tutti milionari. Senza regole, il nuovo mercato delle azioni era stato abusato nelle sue funzioni. Ed altrettanto velocemente questo sogno si infranse come un’onda ribassista contro lo scoglio della realtà.

Sono cambiate molte cose in tre secoli, ma non è cambiata la natura umana delle persone. Oggi come allora cerchiamo la nostra migliore condizione economica in un sistema che sembra competitivo ma in realtà ci tiene a galla o ci affonda tutti senza troppo badarci.

E’ una storia da sapere e tenere a mente.